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domenica 3 febbraio 2013

Gli ori di Pulsano

Pensare agli uomini virtuosi impone un richiamo immediato alla parabola dei talenti; parabola che rimane attuale per via del collegamento diretto tra la capacità di ognuno e il modo di usare il denaro, la gestione di se stesso e il successo individuale che è patrimonio della collettività. Viene da pensare subito che il riferimento non va al denaro inteso materialmente, ma alla povertà interiore che si accumula quando non utilizziamo le possibilità per migliorare gli altri. I talenti, quindi, sono delle opportunità che vengono conferite all’uomo, partendo da condizioni diverse (pensate ai 5, ai due all’unico denaro assegnato ai figli della parabola), per essere origine di bontà collettiva.
Non riesco a capire quanti denari abbiano avuto Mimino, Piero e Benedetto; forse 6, forse 2, forse uno solo. Io credo che ne abbiano avuto uno solo e lo hanno utilizzato in un aumento di valore continuo che ancora oggi continua ad avvolgersi e a farci sentire importanti per averli avuti, per averli ascoltati, per aver inorgoglito una comunità e non solo.
Mi è stato detto che i loro padri non avevano denari e che quello che hanno avuto lo hanno forse trovato per strada, lungo quella strada intitolata al Luogovivo, che costeggia la chiesa e prosegue per il corso, attraversando l’intero paese. Un Luogo Vivo che ha generato humanitas e bellezza intellettuale; un Luogo Vivo paragonabile alla via dei Santi! Se non avessero avuto quel denaro sarebbero stati dei semplici lavoratori, ma hanno saputo apprezzare e considerare quel dono fino al punto da renderlo tesoro di una comunità, orgoglio di una provincia, sguardo sulla nazione.
La visione cristiana sostenuta da una espressione dell’anima ha realizzato la interpretazione poetica delle cose semplici, dei personaggi semplici, dei sentimenti veri, andando a ricreare la forza e la ricchezza là dove ha regnato la miseria e la non conoscenza; la interpretazione linguistica e il valore dei contenuti hanno altresì originato quell’atteggiamento critico che andava già oltre la semplice visione delle cose e imponeva una critica responsabile e della partecipazione; il magistero umano ha permesso di seminare comprensione e umanità, interpretando l’uomo nella su espressione di dono stesso di Dio. Quanta ricchezza da tre denari che si sono moltiplicati individualmente! Tre denari di valore diverso, ma indispensabili per costruire l’edificio interiore, quello spirituale che è segno di rinascita e di salvezza per una comunità, per tutti.
La vita ci permette di poter scegliere se percorrere la via del miglioramento o del peggioramento, ma anche quella della mediocrità; ci permette di decidere se rispettare o meno gli altri e su questi due percorsi divenire consapevoli della crescita e della evoluzione dello spirito umano. La vita ci permette di fissare la evoluzione personale, divenendo tramite di una missione, di uno sforzo che con la non vita divengono motivi fondanti della parte successiva del percorso umano degli altri. Segmenti di luce si rincorrono continuamente per tenere chiaro il mondo!
Occorre essere subito consapevoli del dono che ci viene dato e saper guardare con meraviglia alle cose che facciamo che possono diventare doni continui per la crescita collettiva.
Credo fortemente nella volontà dell’uomo. Nessuno nasce artista, scrittore, poeta, scienziato. No! Lo si diventa, e lo si diventa con la consapevolezza che quel dono che ci viene dato per la crescita personale, in realtà, è soltanto una opportunità per correre maggiormente verso la verità, interminabile e sempre più complessa, senza mai sorprenderci, ma operando, agendo, parlando, servendo soprattutto.

"Per paura venne sotterrato quell’unico talento.” La paura, quasi sempre, ostacola lo sviluppo e penalizza la persona; la paura è all’origine di qualsiasi difficoltà, sia personale che sociale.
La paura soffoca colui che nasconde nella oscurità il proprio talento e seppellisce sé stesso venendo meno al disegno superiore, privando, allo stesso tempo, la comunità che si fonda e spera sulla ricchezza interiore di ogni singolo uomo. Oggi accade esattamente il contrario per la ricerca inutile dell’accumulo illegale di denaro.
In questo senso possiamo ritenere la vita che ci viene donata una possibilità irripetibile per creare la luce della ragione: la sola in grado di permettere la realizzazione del progetto umano di crescita al quale è legato il motivo, forse l’unico, di vita. La ricchezza interiore di un singolo è opportunità di moltiplicazione della gioia di vivere; la condizione opposta, che pure è avverabile, come ci ricorda la storia, ci porta ad alimentare a vita la memoria, il rinnovo continuo del giorno della memoria.
Questa è una sera di bagliore, di celebrazione di tre dei talenti che questa terra di Pulsano è riuscita a donare a tutti per il bene comune. La loro esistenza non ha mai cessato di essere, ma il dono stesso della loro esistenza ha permesso a tutti un arricchimento di orgoglio che è patrimonio eterno di esempio, di coraggio, di bellezza di vita.

Li ringraziamo per averci dedicato la loro vita e per averci illuminato per sempre il viale della conoscenza, nostra e delle generazioni future; li ringraziamo perché ci hanno consentito di essere orgogliosi di questa comunità e, in particolare, ci hanno permesso di credere nel valore della appartenenza che è sempre stata nuova speranza anche nei momenti difficili e tristi della storia del nostro paese; li ringraziamo sempre per il loro cantare la terra e il mare, la operosità e la umanità; per aver rispettato ed aiutato l’uomo: per tutto questo, ma non solo, noi li ringraziamo e li stringeremo per sempre gioielli personali e della nostra comunità.

Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto. Venuto, infine, colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra; ecco qui il tuo. Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha dieci talenti. Perché a chiunque ha, sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha.

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