Chiunque abbia pensieri, parole, immagini o altri frammenti della vita di Babbo che voglia condividere a rinforzo di queste pagine da lui create, può inviarli direttamente a francesco.scialpi@gmail.com.
Grazie, Francesco


... ciao bà ...

martedì 30 dicembre 2008

Giovanni Acquaviva

Eccolo silenzioso, a volte sorridente, pronto sempre a farti capire che è lì ad ascoltare o a dare il proprio consenso, sempre in silenzio, magari illuminato da un sorriso di intesa. Rispettoso della parola di tutti, nessuna inferiore per intensità e nemmeno superiore per messaggio, tranne se al cospetto della verità, Giovanni Acquaviva rimane una persona che ha abbellito la storia di Taranto, e non solo, nell’ultimo secolo, lasciando dietro di sé una scia luminosa che prelude il paradiso e avvia l’eternità.
Ha spiegato il suo sguardo su ogni accadimento umano, entrando in punta di piedi in quello che è l’agire dell’uomo, sia se in riferimento agli eventi storici che a quelli politici, dando una impronta importante al nostro glorioso Corriere del Giorno.
Di lui va ricordato il rispetto che ha sempre avuto per ogni persona, la considerazione del divenire dei tempi e l’ossequio, forse il più importante, al verbo che è sicura salvezza morale prima ancora di essere ordinamento civile.
Negli ultimi anni, pur assente dai meeting del Lions Club Taranto Host, del quale era Melvin Jones, non ha mai mancato di far sentire la sua opinione illuminata.
L’altra sua espressione era, è, la fiducia! La fiducia è un segno di libertà, di autonomia, di sicurezza, di rispetto. Lo ricordo in quel lontano 1999, quando mi chiese di curare e prefare una sua importante pubblicazione: “Il 900 a Taranto”; mi chiese il consenso e subito, tramite il buon e caro amico Stefano, entrai in possesso di una tinozza di fogli. Capii la fiducia, appunto, e da quella tinozza venne fuori un testo che fu adottato nelle scuole, corredato da schede di studio del solerte Milda. Il solo rammarico è stato, e rimane, quello di una continua forte distrazione della società civile che non riesce ancora a proteggere le proprie preziosità. Significò un anticipare la pratica della autonomia scolastica, ma anche della educazione alla cittadinanza nella maniera più diretta e più vera.
Con quell’opera letteraria si è inteso recuperare il senso del valore storico dei fatti ed ha significato non soltanto andare a ricostruire una identità, ma andare a definire dei momenti forti sui quali poter recuperare un futuro più obiettivo, più consapevole, più a dimensione umana.
Un altro momento di fiducia lo ha evidenziato nel presiedere la Commissione di studio che ha prodotto un’altra importante pubblicazione: “I 50 del Lions Club Taranto Host”, curato da me e dall’avv. Enrico viola, ritenuto dal Ministero dei Beni Culturali opera meritoria sulla vita della borghesia a Taranto negli ultimi 50 anni.
A volte occorre del tempo, molto tempo, per poter ricostruire le motivazioni di una azione qualsiasi e raramente accade di riuscire a ricostruire giustamente i fatti, finendo col far pagare a chi colpa non ha, ma la narrativa chiara, semplice e intensa di Acquaviva ti permette sempre di soffermarti e riflettere per ricercare il senso ai fatti e la giustificazione al tuo modo di pensare.
Quante scoperte si possono fare leggendo la sua mole di scritti; quanta conoscenza di noi stessi e dei nostri genitori, ma soprattutto quanta certezza di riuscire a conoscere il nostro passato, spesso inutilmente complicato e conseguentemente fragile.
Il passato non può disgiungersi dal presente; su di esso è possibile costruire il futuro. Non bisogna avere paura o timore del passato, esso ci appartiene perché ci ha preceduto e quindi di esso va sempre recuperato il valore pedagogico e formativo per capire se siamo in grado di recuperare la via del miglioramento o della decadenza. Soltanto se riusciamo a comprendere il nostro passato possiamo essere in grado di capire noi stessi e se esiste in noi la forza di andare a ricominciare.
Come riuscire a pensare che una persona simile non esiste più se continua a farci rivivere la nostalgia di conoscere il nostro passato e continua a porci dei punti fermi nella conoscenza della nostra comunità, della nostra città, del rapporto con il mare e con la Marina Militare, con i politici e con la grande casa di acciaio entrata prepotentemente nel nostro ambiente con gioie e dolori.
Un percorso di vita impegnato fino all’ultimo respiro, motivando sempre la padronanza di una vita, sempre soltanto lunga quanto un respiro, finalizzata alla individuazione della ragione attraverso una narrativa fresca, lineare, obiettiva, partecipata e in grado di rendere chiunque un re.
A noi la gioia di continuare a vivere il suo pensiero e la opportunità di alzare gli occhi in segno di preghiera, assieme alla amatissima consorte Maria, per rivolgere un gesto di ringraziamento, per averlo avuto.

Angelo Scialpi
"Corriere del Giorno"

martedì 2 dicembre 2008

Il comune di Marcaria

Uno dei Comuni più antichi della provincia mantovana, Marcaria si adagia su un leggero altopiano che degrada verso il fiume dal quale trae fertilità e benessere, sostentamento e operosità. Gli abitanti, da sempre, traggono benefici e benessere dalla dolcezza di madre natura, qualche volta contrastata e avvilita, che fa di questa terra una delle occasioni forti di vita e di determinazione caratteriale. Intrisa di storia, di grandi uomini che hanno lasciato la loro impronta, di casati e di corti, anche vicarie e commissariati, questa terra ha reso grandi uomini meritevoli e uomini che hanno dedicato la loro esistenza al miglioramento della vita sociale ed economica.
Piccola grande città, Marcaria sembra godere di una propria ricchezza interiore che si spalma, con i suoi ingredienti diversi profumati dal tempo, sulla gente forte e resistente, spesse volte bella e sana dentro, a volte distratta dal fragore contemporaneo e spesso non custode della propria intensa spiritualità che rischia di smarrire nella foschia. Un mondo fondato sul lavoro e sul sacrificio e dove la donna si eleva, sopra ogni cosa, per il suo essere stata coraggiosa ed unico riferimento durante i momenti di difficoltà, di invasione, di guerra, di lavoro duro nelle risaie e nei campi, forse anche di intimidazione sciocca e stupida tipica degli imbecilli. Terra da amare, da custodire, da accarezzare perché è meritevole! Quando la incontri, non puoi non amarla e sentirti avvolto dal calore eterno che ti rende consapevole del bello naturale.
Avvenente la natura di questa terra, verdeggiante, bagnata, fin troppo dall’ostile nebbia che da un lato attacca e debilita, ma dall’altro rende ancora più vigorosa la tempra di coloro che la vivono, bagnandosi i piedi continuamente, come pure il capo in una continua lotta di forza e di resistenza per la supremazia.

Angelo Scialpi

giovedì 30 ottobre 2008

I colori e i versi nell’arte

Si dice che la passione tinge le cose dei suoi colori e determina l’essenza dei comportamenti, la natura delle idee, la lealtà del pensiero. Vedete, l’uomo, nella sua grandiosità interiore, svolge e organizza l’impensabile per molti, determina i percorsi dell’anima e si pone a paragone dell’agire comune divenendo esempio oppure demolitore. Ogni uomo è parte di un sistema che ha il computo di abbellire la vita per gli altri, ma anche per se, e il solo essere significa partecipare la continuità andando ad arricchire quella eredità che è solo contenibile nel cuore.
Si potrebbe affermare che la passione è la espressione artistica che ogni uomo, in quanto essere perfettibile, custodisce in se e dovrebbe essere sempre pronto a farla emergere. Tutto può diventare colore e bellezza per gli occhi, come tutto può divenire gioia di vivere.
Molto spesso, nella vita, si va a passioni; e molto spesso quelle passioni che sono identificabili nell’altra persona, nel lavoro, nell’arte, riescono ad avvolgere le espressioni silenziose dell’anima.
La passione è come un vettore ad alta velocità, come una scarica elettrica che produce la luce ed abbaglia rendendo subliminalmente vero ogni attimo fuggente.
I versi sono il risultato passionale di un desiderio, di una dedizione, della volontà di trasmettere un proprio pensiero per scoprire, per identificare, per conoscere. I versi sono la fotografia del tempo in quanto determinano il già vissuto e ripropongono il dover vivere in forma più sicura, più giusta, più corretta, coinvolgendo tutto e trascinando dolori e costruendo le gioie che sono rappresentate dalle sicurezze acquisite, se solo si ha la capacità di tenere appena fermo lo sterzo con un dito.
L’uomo ricerca continuamente se stesso, che non è più il proprio ego, ma quell’es oggettivo che lo rende parte integrante della globalità, ma che non globalizza, semmai gli conferisce la giusta impronta.
Ci rallegriamo quando diciamo una bella parola, quando offriamo un sorriso, quando doniamo uno sguardo, quando, soltanto, facciamo vedere ad un’altra persona un oggetto che ci è piaciuto comprare e fare nostro. D’altronde anche il corpo sente la necessità di abbellirsi quando incontra una persona, la persona amata, quella desiderata, persino quella stimata; si organizza, inconsciamente, per farsi notare, per rendersi piacevole, per conquistare la considerazione.
Molto spesso le cose che facciamo con passione sono migliori di quelle che facciamo a pagamento, eppure non ci producono denaro, ma benessere interiore che ha bisogno soltanto di doni e di riconoscenza.
Diceva uno scrittore orientale che: “Ognuno di noi ha scritto sul petto una frase: Fatemi sentire importante!” Non credo che nel passato ci fossero i salari, gli stipendi, le pensioni, ma tanto bisogno di vita e desiderio di donare perché faceva parte del modo di vivere.
Ritorna oggi forte l’esigenza di trovare una risposta ad un mondo che ha fondato il tutto sul reddito, e poi sul credito, e poi sul prestito e poi sui mutui che hanno finito con lo stravolgere la vita stessa, annullare i salari e cancellare, o quasi, i risparmi di una vita per coloro i quali hanno avuto la fortuna e la forza di farlo. La stessa cosa sembra stia accadendo per le professioni, per i mestieri, ma non per le arti.
Io sono convinto che dopo questo disfacimento economico la sola cosa che emergerà con valore è la conservazione del posto di lavoro per continuare ad attestare la propria presenza; ma sono anche convinto che il lavoro dovrà tingersi dei colori della passione per rinnovarsi e per riproporsi innovativo e creatore. Molti mestieri sono già scomparsi e se ancora sopravvivono è per permettere la sopravvivenza, ma è passato il tempo della professione chiusa, della attività nascosta, della trasmissione a chi non sa, del parlare per sentito dire, dello scrivere per copia-incolla, del fare perché tutti lo fanno.
Il modo di vivere, il pensiero è oggi profondamente cambiato ed ha bisogno di linfa continua per rilanciare l’emergente insistente, per svolgere i dubbi, per superare le incertezze e per vincere, soprattutto, il male che rimane essere di entità di gran lunga maggiore del bene, e continuerà ad esserlo se solo ci lasceremo trascinare dalla giocondità e dalla festosità. Occorre vivere con passione.
Oggi, mi pare che sia essenziale parlare di passione in tutto quello che andremo a fare per rivivere la epifania della riflessione e del giudizio.
Si richiede maggiore impegno, più efficacia ed efficienza, ma di riferimento e di sicurezza, di certezza e di adeguato utilizzo della saggezza, che non ha età, così come la qualità della persona della quale, ormai, ne sentiamo tutti la necessità per dare senso alle cose, per reprimere l’effimero e per andare a ricominciare la costruzione dell’io oggettivo assennato. L’arte possiede il dono del miracolo.

Angelo Scialpi
Associazione Culturale “Agnini” – San Giorgio J. - Venerdì, 30.10.08

sabato 20 settembre 2008

L'ambiente è la sintesi del comportamento dell'uomo

Caro Direttore,
a volte pensiamo, quando abbiamo commesso un errore, che il danno causato sia irreparabile. Poi scopriamo, rivolgendoci ad una persona saggia o esperta, che l'entità del danno è minima, e soprattutto che non abbiamo arrecato del male a nessuno. Ci tranquillizziamo, allora, e riacquistiamo la consueta serenità, frutto di un agire attento e di un perbenismo che ha tenuto conto del rispetto per tutti. Ci abituiamo anche al modo di essere e di agire delle altre persone e realizziamo che forse non esistono modi migliori, che certi atteggiamenti sono naturali, che le buche sulle strade siano effetto dell'usura o della mancanza di denaro che viene urlata continuamente per la mania di una gestione spesso clientelare: pessimo modo di rappresentare il servizio pubblico e di operare politicamente.
L'ambiente è l'anima dell'uomo, la cartina di tornasole di ciò che lui realmente è, ed è stato; l'ambiente è la prova concreta dell'agire umano. Spesso, in nome di non so quali diritti, ci impongono e ci fanno passare le volontà personali per benefici collettivi; per agire politico una inutilità oggettiva; per governance la propria volontà di assurgere a uomo di potere e non di servizio. Una gestione ed una economia che schizzano via dalla giusta via del miglioramento della cosa pubblica e dalla considerazione della professionalità in genere.
E' stato detto che si diventa mafiosi perché si riesce a contare facilmente di più! Non è stata, però, evidenziata, la passività e la indolenza degli altri. Se questo è vero, allora è pure vero il senso di vergogna che si prova nel fare la badante, nell'andare a lavorare in campagna, nel fare lavori apparentemente umili, nell'essere coltivatore, pur conoscendo bene il ruolo insostituibile dell'agricoltore. Che strane convinzioni!
In quel di Mantova, nella terra padana della industriosa regione lombarda, si è davvero presi dalla sensazione di essere in un mondo altro; altro perché puoi percorrere qualsiasi strada senza guardare per terra, ma finalmente in avanti perché non rischi di dover dribblare buche ad ogni istante; non rischi nemmeno di sentire l'improvviso clacson prolungato come un rimprovero, quasi schiaffo, se tardi la partenza al semaforo anche di un secondo pur sapendo che si ha poco o nulla da fare; non rischi di incontrare militari appostati, ma ben visibili e in atteggiamento di polizia stradale in quanto la gente mantiene un andamento regolare e non lascia intendere cattivi pensieri. C'è poi la velocità delle auto. Persino il sabato sera, qui, non si corre e vengono rispettati i limiti di velocità e si rispettano i limiti di velocità e i passaggi pedonali. Se soltanto accenni ad attraversare la strada, l'auto in arrivo si ferma immediatamente in quanto viene mantenuta la velocità consentita per entrare ed attraversare la città.
La gente ti saluta per strada, anche se non ti conosce, ma per il solo fatto che ti incontra e poi vive il proprio ambito familiare per cui la confusione per strada è proprio minima.
Percorrere le strade che dal paese portano alle frazioni, è come correre a piedi per i campi e abbracciare la libertà! Trovi persino le indicazioni stradali giuste ed è difficile che tu possa perderti. Le strade, poi, sembrano quasi tutte uguali per il silenzio, la pulizia, il manto stradale, i servizi e le case, quasi sempre a un piano e tutte con giardino e cancelletto appena accostato e il muro di cinta molto basso... l'auto la puoi parcheggiare fuori, come la moto e la bicicletta, e stare tranquillo. Uscire di casa comporta una semplice tirata di porta e non un giro di perlustrazione e la chiusura elettronica di ogni porta. Qui, caro Direttore, non hai bisogno di serrare tutto e di mettere le inferiate, e di costruire muri alti per vivere, Qui, ancora, non domina l'esasperazione del pericolo ad ogni minuto, ma l'atteggiamento della gente che appare essere di sostegno al concetto della sicurezza e del buon comportamento. Se qualcuno non rispetta il vivere civile si levano tutti a difesa del recupero della buona condotta. Per carità, accadono anche certi fatti, ma non c'è il silenzio, semmai la partecipazione a difesa della civiltà.
Angelo Scialpi
"Corriere del Giorno"

domenica 13 luglio 2008

Il sentiero formativo delle rassegne estive

Il dono più grande che un genitore può fare ad un figlio è quello di trasmettere le proprie conoscenze; quello sublime che una persona può fare alla propria gente è quello di comunicare le proprie consapevolezze per continuare a rafforzare il pensiero guida della civiltà e del progresso nella solidarietà.

L’estate ci propone molte opportunità, tra queste l’individuazione di un sentiero nuovo che si va delineando nel percorso della formazione umana per tutti, ed è il sentiero della interazione continua tra i cittadini, le istituzioni formative e la società civile. Alla luce delle tante calamità sociali, del declino dell’uomo, della fievole tenuta di molte istituzioni, la ricerca di una educazione permanente pare sia la sola possibilità per recuperare l’uomo moderno e riprendere a camminare in sua compagnia.
Questo significa che così come tutti disponiamo dei generati tecnologici e meccanici che la scienza ci propone, così dovremmo tutti servirci della ricerca e del progresso umano e culturale di quelle, per fortuna tante, persone che svolgono nella vita attività tese a elevare l’animo di tutti ed a costruire la capacità di vivere secondo i tempi. E’ questa la vera scommessa del presente per non cadere vittime di non importa quale innovazione che la ricerca ci propone, inclusi i surrogati peggiori che la fragilità dell’animo umano spesso ci riserva in termini di errati sentimenti e atteggiamenti personali.
In questo senso uomini e istituzioni avrebbero, hanno, il dovere di interagire continuamente per un solo obiettivo: adeguare il cittadino ai tempi e renderlo capace di risolvere i tanti complessi problemi della contemporaneità, ma forse anche per capire gli altri ed essere più riparati dagli intrighi burocratici e cavilli giudiziari.
Sono tante le iniziative culturali che si svolgono nella nostra provincia durante il periodo estivo, grazie alla lungimiranza di alcuni operatori culturali che hanno avuto una visione salvifica di organizzare le rassegne estive. D’altronde, come non stimare il fatto che altre presenze culturali svolgono appieno il ruolo propulsore nella formazione e nella conoscenza dei cittadini moderni!?, declinando l’arte, quella pittorica in particolare, in funzione civile. Come non riferirsi direttamente alle cose che viviamo, all’aria che respiriamo, allo splendore cromatico generato dalla convergenza dei tanti fenomeni della natura che emerge in tutta la sua possanza interiore e si trasferisce nell’agire dell’uomo, nel pensare di una comunità, nella espressione di una civiltà che organizza e prepara quella futura, custodendo e alimentando l’orgoglio del passato espresso dall’agire di ogni uomo. La cultura, come la sua divulgazione, è conquista quotidiana che ricerca salvezza e non può, contrariamente alla idea comune, starsene in disparte, o essere scioccamente messa da parte, rendendola un bene per pochi e non respiro per tutti.
E’ sulla cultura che si fonda l’autorità, mentre i letterati e gli artisti sono gli specialisti della disciplina civica su cui si fonda e si giustifica il potere. Gli artisti devono sapere, andandone fieri, che sono le sentinelle di un processo che vede l’uomo al centro di tutti gli interessi. In questo senso e in questa dimensione svolgere il pensiero artistico significa riordinare, continuando l’esperienza passata, la maniera di vedere, di sentire, di organizzare il modo di vivere di quanti hanno la fortuna di nascere e di raccontare il viaggio, sempre breve, lungo le vie del mondo di cui tutti ne siamo parte integrante, si spera in maniera consapevole e partecipativa, per onorare l’origine e il giusto senso della vita.
Forse questo potremmo definirlo il miracolo dell’estate nella nostra provincia.



Angelo Scialpi

mercoledì 9 aprile 2008

“Il Giardino incantato dello Jonio”

Aquaro Tiziana, Bitonto Egidio, Blasi Armando, De Ciro Luciana, Lecce Pino, Lisi Letizia, Macripò Annamaria, Malvaso Antonio, Mancini Monia, Maniscalco Laura Blasi, Mazza Giuseppina, Ricciardulli Matilde, Resta Giacomo, Tanucci Annamaria, Turco Silvana, Zinno Antonella


“Con l’arte si può! E’ certamente uno dei canali privilegiati per costruire l’amicizia e la considerazione dell’altro. Nel suo nome milioni di persone si muovono e si trasferiscono per ritrovare il senso vero dell’essere, per ammirare l’essenza della vita, per onorare la forza intellettiva dell’uomo messa al servizio della umanità.”

1. Il mondo esterno, complesso e articolato per l’evoluzione inarrestabile della scienza e della tecnologia, ha bisogno di cittadini in grado di comprenderlo e di amarlo. Per realizzare questa simbiosi, vera sfida del presente che guarda al futuro, è necessario che la società civile debba venirne in possesso delle conoscenze. Rimane quindi rilevante la conoscenza e l’esame del mondo che ci circonda, anche attraverso una analisi ed una critica costruttiva, per alimentare la costruzione della soggettualità nel pluralismo esistenziale.
La storia, la memoria, i segni della memoria, le tradizioni, il pensiero, l’arte devono poter concorrere alla elaborazione e alla costruzione della organizzazione della realtà. In questo senso, i problemi, le esperienze personali e quelle sociali rappresentano il piano sul quale devono potersi incontrare le esigenze del nuovo per poter spingere, ogni individuo, ad effettuare ulteriori elaborazioni. La storia del singolo è storia degli altri.
Questo “Giardino incantato dello Jonio” sembra voler programmare un primo intervento socio-culturale-ambientale per avviare quella necessaria interazione tra società e territorio, per realizzare opportunità di ricerca a favore dei nostri giovani e delle prossime generazioni. E’ interessante questa iniziativa artistica (e non è la prima da parte dell’Associazione Artistico-culturale “Il Melograno”), che ha come obiettivo la ricerca dell’attualità, la responsabilizzazione e la coscientizzazione delle problematiche per meglio conoscerle ed affrontarle. Con l’arte si può, e si possono affrontare tutti i temi come la donna, l’ambiente, la storia, la memoria.
L’occasione, questa volta, ci viene offerta dalla terra, dalla nostra terra, considerando il carattere fortemente storico, caratterizzante sia in termini di glorioso passato che di futuro-presente colmo di speranza in relazione al giacimento culturale, al turismo, alla bontà dei prodotti, ai numerosi giacimenti culturali: il tutto naturalmente intriso di diversità, di storia, di divenire dinamico. Creato il bene si dovrebbe pensare alla sua gestione.
Il nuovo nasce dal passato e si collega al presente affinché beni culturali e beni umani possano divenire espressione di civiltà e di forte richiamo turistico. Il giacimento culturale deve resuscitare il patrimonio dell’anima, così come quando uno scrittore, un poeta, un pittore, un musicista riesce ad esprimere tutta la sua interiorità artistica per il piacere di esternare moti interiori in grado di abbellire l’esistenza e di disegnare un percorso adeguato lungo il quale poter vivere la propria esistenza e darle un senso.

2. Ciò che avanza indelebilmente è il tempo, per tutto e per tutti, ma se non lo colmiamo di buona proposizione, di capacità culturale e di miglioramento dei nostri ideali e del nostro comportamento, è come se non lo vivessimo affatto.
L’etica non è mero rispetto della regola, ma capacità di saper trasmettere agli altri la propria cultura per permettere alle generazioni future di contare sui valori della appartenenza e della provenienza.
La cultura è conquista quotidiana che ricerca la salvezza e non può, contrariamente alla idea comune, starsene in disparte e attendere. La divulgazione e la diffusione sono dei compiti importanti che ognuno deve perseguire per tenere alto l’orgoglio civico e il senso del legame. In questo senso il tempo è galantuomo e conferisce qualità alla vita in quanto sicuro giudice della verità.
Centro di civiltà, crocevia di interessi e contenitore di tante espressioni artistiche, questa terra ionica custodisce un patrimonio storico che va riproposto per far rinascere la civiltà contemporanea, o meglio per continuare quella stratificazione umana che appartiene alla storia del mondo.
Lungi dal dall’esaltare le amenità dei luoghi, questo Giardino ionico sembra sprigionare un fascino interiore che sa molto di spiritualità in quanto custode della cultura e dei saperi del mondo greco e poi romano.
Crediamo alla influenza del luogo, come crediamo al suo valore pedagogico, ma molto spesso viene confuso con quella paventata necessità sociologica che investe l’edilizia ed altri mostri ambientali.
Il messaggio principale vuole essere questo: “Ambiente e ispirazione dovrebbero divenire un tutt’uno per la ricerca delle potenzialità del rinnovarsi attraverso la verità di forme che la luce e la ricerca riescono a rivelare, anche attraverso le ombre.”
L’arte della pittura e della ceramica è da millenni depositaria di messaggi, di significati e di precise interpretazioni di fenomeni sociali e umani. Attraverso la ceramica si snoda un interminabile profilo storico dell’uomo in espressione pittorica, con particolari che non sempre sono stati interpretati dagli scrittori del passato, attratti, per lo più, da vicende e fatti appartenenti alle classi sociali superiori. Attraverso la ceramica è possibile evidenziare un importante filone storico in grado di dare contributi notevoli alla determinazione, per esempio, del razzismo nell’antica Grecia e nell’antica Roma, del rapporto tra romani e alieni, del concetto romano di “etiope” in rapporto ai “bruni” mediterranei ed ai “candidi” nordici. La ceramica, e con essa la pittura, si riscopre depositaria di verità nascoste che ripongono l’uomo al centro dell’interesse generale, grazie ai raffigurati che essa custodisce.
Fra colli d’anfora, mattoni di calcare parallelepipedali, tegole ancora inutilizzate, chiodi ossidati, skyphoi, hydriai (risalenti al terzo e quarto secolo a.C.) e suggestive supposizioni storiche, si evince e si documenta la centralità del mare Jonio, per i Greci, i Romani e i Medievali. Dalla grande ricchezza raccolta e conservatasi nel luogo per secoli, si può risalire ad una antica civiltà e scoprire i meccanismi di associazione, le funzioni e le abitudini sociali, nonché quelle economiche, commerciali ed artistiche. Lo Jonio come ricchezza storica e coscienza civile; come grande incontrastato spettatore e protagonista della storia, sempre tale da millenni; I Giardini incantati dello Jonio demandati alla cura ed al rispetto di noi moderni, anche noi protagonisti della storia.

3. In questo senso, conoscere l’ambiente diventa una espressione dell’arte e la conoscenza del messaggio artistico potrebbe essere considerata una branca della filosofia naturale. Non bisogna modificare a proprio piacimento l’opera di Dio e degli uomini, ma lasciarsi guidare per scoprirne il “nirvana” e per considerare ulteriormente la necessità di conservare e di riconoscere chi e che cosa ci permette di vivere l’esistenza nella soavità. Ciò che si evidenzia subito è questa caratteristica affettiva del luogo, Bisogna recuperare il valore psicologico per sentirci parte unita. Non bisogna essere geni per capire il valore dell’arte, ma possedere qualcosa di diverso dalla semplice intelligenza e possedere un fortissimo istinto in grado di indurci a descrivere le cose che amiamo, non per la fama, né per il bene, né per ottenere qualche vantaggio, ma un istinto simile a quello che ci induce a vivere meglio, coscienti di aver racchiuso nella memoria i motivi caratterizzanti di un luogo capace di suscitare il risveglio della storia e della sovrapposizione dei comportamenti e atteggiamenti dell’uomo.
Continuiamo a chiederci il perché della tristezza che ci pervade, che ci isola, che ci fa soffrire; il perché di certa violenza, ora in terribile ripresa. Non possiamo vivere nel fango, non possiamo coprire questo giardino di poltiglia e lasciarlo dormire sotto una coltre di offesa e di disperazione. Abbiamo tutti il dover di scavare in profondità e di avere il coraggio di esaltare gli uomini di buona volontà, mettendo da parte gli imbroglioni, i faccendieri e quanti si piccano di cultura soltanto per motivi folkloristici e propagandistici.

4. Oltre tremila anni di storia sono riflessi sul territorio; anni durante i quali rifulse la Taranto Magno Greca quale rinomato centro di civiltà, prima greca e poi romana. La storia esprime sempre un fascino speciale, l’unico in grado di avvolgerti e di renderti parte in causa. Recuperare l’orgoglio del passato è il grande segreto che emerge da questa nostra storia.
La storia è rappresentata dai beni culturali come dalle tradizioni, dalle vocazioni e dalla bontà del territorio, ma tocca all’uomo conferirle dignità e decoro, senso civico e autorevolezza. Occorre pensare bene, alle cose belle della vita, sia quelle materiali, che materiali non lo sono mai, che quelle spirituali che nutrono continuamente il mondo e grazie alle quali è possibile continuare ad amare la vita. L’ambiente diventa un tutt’uno con il resto della vita, con l’uomo, ma anche con le abitudini, i costumi di un popolo, ma soprattutto quella serenità interiore che pervade e permea cose e persone. Collegare i grandi problemi del presente alla sfera comportamentale del singolo individuo appare essere, sempre più, il percorso obbligato per ricercare strategie in grado di garantire una certa qualità della vita, messa in crisi dalla caduta della sensibilità e dall’elevazione della indifferenza a norma di vita. Ecco, l’amore genera cultura e la cultura genera giustizia. Tornare alle origini per rispettare la vita e con essa tutti i valori cristiani del tempo e dell’età adulta. Nell’uomo è depositato il regno di Dio. L’uomo può esserne guidato o, se decide, può schizzare via, andando a degradare l’ambiente, i valori, lo spirito, la giustizia, sociale e individuale. L’esperienza tecnologica e scientifica attesta che l’uomo è destinato ad assumere maggiore potere a livello individuale (The I love you virus Cloning) per cui occorrerà educare all’amore per credere nell’altro, per generare vita e serenità, per far rinascere la speranza, per diffondere pace, per continuare a vivere.
Ci sono regole che non possono essere codificate, ma appartengono alla spiritualità di ognuno e non possono eludere le problematiche che riguardano la crescita spirituale di ciascuno nel rispetto della persona umana. che a volte ti fa apparire diverso, ma diversi si finisce con l’esserlo in virtù del fatto che la solidarietà impone umiltà e coraggio, forza e intelligenza... ma soprattutto molta fede.

5. Sono orgoglioso di essere cittadino jonico di origine greca, ma sono anche orgoglioso di vivere un tempo in cui la lungimiranza, l’abilità e il valore di certi uomini vengono messi al servizio della organizzazione di un futuro che non può prescindere dalla spiritualità e dalla progettualità che le idee, soltanto le idee, riescono ad originare per una autorevole esistenza civile.
Se si è capaci di conoscere e comprendere le origini della nostra vita, ma anche il luogo in cui si è nato, si è anche in grado di conoscere i cambiamenti, le innovazioni, le tradizioni e lo sviluppo dell’ambiente che si sono succeduti fin dai tempi passati per continuare a costruire la contemporaneità.
Il nostro vivere quotidiano è talmente poco attento all’ambiente che, poco alla volta, produciamo dei guasti che invece di migliorare la vivibilità la peggioriamo al punto tale da richiedere l’intervento della scienza. “La nostra terra ionica è di una bellezza avvenente, ma anche in una avvilente condizione; essa “è piena di tante contraddizioni, in cui è possibile scorgere, sospesi a mezz’aria, un inferno dantesco da una parte e un paradiso dall’altro. Un meraviglioso lungomare che si interrompe bruscamente; l’isola del borgo antico che potrebbe divenire uno dei patrimoni mondiali; la testimonianza eterna della storia e dell’ambiente che si adagia su due mari come una “silver stone”, direbbe Shakespeare.”… ma rimane forte in noi il dispiacere di riuscire poco a confrontarci con noi stessi, di parlare, di alzare lo sguardo e guardare oltre qualsiasi orizzonte, purché non sia quello degli interessi personali, della giustizia personale, della frode e della denigrazione. Non servono ciarlatani, ma buoni oratori per poter tornare ad ascoltare e imparare a parlare. Plauso a questa iniziativa che ci permette, almeno per una sera, di riprendere a levigare un passato glorioso che la semplificazione di alcuni è riuscito a seppellire vivo. Per noi è una resurrezione continua!


Angelo Scialpi


Taranto - Castello Aragonese 9.4.08

venerdì 21 marzo 2008

Lo sguardo

Sento voci gridare alla pace;
altre pregare per allontanare il male;
diverse urlare la loro disperazione.

Poi ci sono coloro che non hanno più voce;
e quanti impediti di continuare a vivere…
i tanti schiacciati dai sistemi.

Si levano alte parole di riordino delle cose,
ma senza verificarne le cause e le possibilità.
Crollo dei doveri ed esaltazione dei rumori.

Eppure si continua il flagello senza riscatto.
Visioni e narrazioni metaforiche degenerative:
forza demolitrice asservita al desiderio.

Donare una carezza, pronunciare una parola,
rivolgere uno sguardo e ascoltare…
sono la grande resurrezione dell’anima.

Angelo Scialpi

mercoledì 19 marzo 2008

Arte con...

Centro Culturale “Gruppo Anonimo 74” - Montesiasi

Andriani Piero, De Luca Gianluca, Frascella Francesco,
Marinelli Luciano e Sgorrano Maurizio

1. Nella tradizione popolare, San Giuseppe è il santo protettore dei poveri e degli abbandonati. In questo giorno, si ricorda la sacra coppia di giovani sposi, in un paese straniero ed in attesa del loro Bambino, che si videro rifiutata alla richiesta di un riparo per il parto. Questo atto, che viola due sacri sentimenti: l’ospitalità e l’amore familiare, viene ricordato in molti paesi con manifestazioni diverse di solidarietà e amicizia.
San Giuseppe è anche il simbolo della castità, e quindi tutore delle ragazze da marito. Questo santo è una delle figure più care alle famiglie, ed è uno dei beati ritenuti più potenti per la concessione delle grazie.
La festa del 19 marzo è anche associata a due manifestazioni specifiche, che si ritrovano un po’ in tutte le regioni d’Italia: i falò e le zeppole.
La celebrazione di San Giuseppe coincide con la fine dell’inverno, festa che si è sovrapposta ai riti di purificazione agraria, di origine pagana. In questa occasione, infatti, si bruciano i residui del raccolto sui campi, ed enormi cataste di legna vengono accese ai margini delle piazze. E’ infatti con la festa di San Giuseppe che si saluta definitivamente l’inverno e si comincia a sentire il profumo della primavera, così le vicende stagionali e gli antichi riti si uniscono alla festosità e alla devozione dei cristiani.
Alta rimane la tradizione dei falò. Cataste di legna che si fanno ardere in segno di purificazione, di ritorno alla vita, di rivelazione di luce; quella luce che soltanto persone elette possono governare per illuminare gli uomini.
C’è anche un aspetto molto umano che va considerato. San Giuseppe è un laico nel senso più pregnante della parola, esempio mirabile di padre, lavoratore esemplare, artigiano finito: un modello costante. Il suo è un patronato che deriva da una realtà interiore, in quanto patrono della vita spirituale. Percorrere come padri di famiglia le sue orme, significa gioire nelle famiglie ed essere modelli di rettitudine non soltanto per la propria famiglia, ma per tutte quelle che, sbandate e disperate, desiderano appoggiarsi e sperare negli esempi coerenti. La famiglia: una sublime opportunità di crescita per tutti i suoi membri. Se talvolta la fatica farà scendere lacrime di sudore, saranno gocce per alimentare la volontà di procedere e crescere insieme.

2. Il dono più grande che un genitore può fare ad un figlio è quello di trasmettere le proprie conoscenze; quello sublime che una persona può fare alla propria gente è quello di comunicare le proprie consapevolezze per continuare a rafforzare il pensiero guida della civiltà e del progresso nella solidarietà.
Ma serve l’educazione anche per lottare l’odio e la violenza; l’odio è il fattore limitante più significativo del progresso umano ed investe il campo psicologico, pedagogico, psichiatrico e sociale. L’odio è un male devastante che può essere racchiuso in ogni persona e quindi può non permettere nessun progresso nei tempi. L’odio si manifesta negli interessi personali nel voler proteggere le proprie cose. L’odio rende vittima e porta all’abbattimento ed alla distruzione dell’altro. Secondo alcuni studiosi l’odio si manifesta diversamente nelle persone ed è fortemente opposto alla passione umana. Combattere l’odio è obiettivo prioritario dei popoli civili che hanno come loro obiettivo quello di accrescere il benessere dell’uomo.
La pace la si può costruire partendo dalla considerazione amichevole verso l’altro. L’educazione all’amore è un obiettivo da perseguire all’interno di ogni comunità, piccola o grande.
Con l’arte si può! E’ certamente uno dei canali privilegiati per costruire l’amicizia e la considerazione dell’altro. Nel suo nome milioni di persone si muovono e si trasferiscono per ritrovare il senso vero dell’essere, per ammirare l’essenza della vita, per onorare la forza intellettiva dell’uomo messa al servizio della umanità.
E’ compito dell’arte discutere per cercare un benessere per tutti, continuando a creare quello spirito di comprensione fra i popoli.
Le ispirazioni artistiche possono anche essere trasferite altrove, e la sfida del futuro è basata sulla qualità, grazie alla spinta dell’innovazione, ma la innovazione primaria rimane quella custodita dentro la persona stessa.
Va tutto bene, ma se non si alimenta di entusiasmo e di creatività l’uomo, il rischio di cadere nella omologazione è immediato.
L’etica della vita la si alimenta anche attraverso il trasferimento delle conoscenze, delle consapevolezze che passando di mente in mente si rafforzano e si migliorano per un divenire più certo e più duraturo perché voluto dall’uomo stesso.
Lo sviluppo dell’arte è sempre interessato a conoscere la natura, la storia e l’uomo. L’arte è sempre stata la espressione primaria di questo divenire; la presenza della scienza avviene in epoca recente ed ha mosso i primi passi ostacolata dai pregiudizi dottrinali, ma non va dimenticato il fatto che le prime scoperte scientifiche sono avvenute attraverso l’arte (Leonardo ha aperto la strada dell’autonomia alla scienza) e poi perché l’agire per arte significa conoscere e ottenere operando, producendo opere che conferiscono all’uomo libera autonomia creativa e decisionale.
Questo modo di agire ha prodotto, può produrre la civiltà urbana di un sistema, sia esso città, sia esso stato. La città ideale è sempre l’incontro tra pensiero politico e pensiero estetico; tra palazzo, adorno di opere d’arte, e la grande piazza abbellita e resa austera da statue commemorative.
E’ sulla cultura che si fonda l’autorità, mentre i letterati e gli artisti sono gli specialisti della disciplina civica su cui si fonda e si giustifica il potere.
Gli artisti devono sapere, andandone fieri, che sono le sentinelle di un processo che vede l’uomo al centro di tutti gli interessi. In questo senso e in questa dimensione svolgere il pensiero artistico significa riordinare, continuando l’esperienza passata, la maniera di vedere, di sentire, di organizzare il modo di vivere di quanti hanno la fortuna di nascere e di raccontare il viaggio, sempre breve, lungo le vie del mondo di cui tutti ne siamo parte integrante, si spera in maniera consapevole e partecipativa, per onorare l’origine e il giusto senso della vita.

3. Piero Andriani - Di lui dicono che ama l’ambiente che lo ha allevato e si strugge a ricercare i segni ideali tracciati dalla storia. Andriani sa bene che l’uomo non può esistere senza riferirsi al proprio ambiente, alla propria terra che sempre gli stringe la gola come cappio d’amore. La ricerca di Piero va oltre ogni possibilità di riprendere la realtà, che, al contrario, la ricerca nel surrealismo che per l’artista rimane il vero punto d’incontro della sua ricerca interiore. Non è il tempo che conferisce valore alla vita, ma quello che una persona compie, nella sua pur breve vita, in quanto appartiene sempre alla eternità. Il tempo è il motivo principale della sua ricerca artistica, sia quando prova a scavarlo nei visi di persone, o a tratteggiarlo forte, quasi con ira creatrice, che quando prova a fermarlo nelle sue nature morte che morte lo sono in quanto non permettono, non hanno permesso, all’uomo del sud di ritrovare la via del progresso e della libertà, dell’affrancamento e della democrazia.
Il suo pennello rimane sempre pronto a definire questo alone di mistero che conferisce realismo anche alle cose effimere, ma quando si tratta dei sentimenti essi non possono che ricadere nella vita di ognuno e determinare la ricerca di come l’uomo dovrebbe essere per rimanere nella esistenza terrena. In Piero Andriani è diffuso un forte senso della realtà che rimane velata da un agire confuso e disordinato dell’uomo. Vivere appare essere una missione, una forte opportunità per segnare l’orologio del tempo e rimanere tra le cose eterne della natura, di quell’ambiente che lo ha sempre avvolto e custodito.
Di lui Gianni Amodio dice che “la icasticità delle sue immagini umane è sconvolgente, quando l’artista intende esprimere un forte travaglio interiore o una indicibile tristezza di varia origine.

4. Gianluca De Luca - (della baronessa Elisa Silvatici): "Un trait d'union con i grandi maestri del classicismo nelle opere di questo insigne artista. La sua tecnica pittorica, olio su tela con l'uso della spatola, la cromaticità ricercata e raffinata esplicitata con tocchi vellutati, è concentrazione di un mondo realistico-figurativo di grande suggestione. L'innato genio pittorico è suffragato da una profonda ricerca in se stesso. La vera arte non consiste nel rappresentare cose nuove, ma nel rappresentarle in modo nuovo: questo è quanto si evince nei dipinti di Gianluca De Luca. -Luci – sulla vita metropolitana esplicitata da una pittura che tende a disegnare virtualità dell'essere. Una dinamicità intrinseca nel paesaggio urbano in cui appare, sempre, o un raggio di sole tra le nubi o, nei notturni, un punto luce, simboli di una velata metafora: la strada della vita, illuminata dalle illusioni che possono rappresentare una speranza nella realtà. Un artista di carattere che, con giusto merito, ha raggiunto l'Olimpo dell'Arte Pittorica. A Gianluca De Luca il ringraziamento per la capacità, insita nelle sue opere, di suscitare emozioni…." Ma Gianluca va oltre, molto oltre la visione generale e globale della realtà. Porre in evidenza certe visioni significa esternare le preoccupazioni e le incertezze che invadono i giovani di oggi e se ne impadroniscono. Gianluca sa benissimo che molte luci annebbiano la vista, che molti rumori rendono sordi, che molta dipendenza genera la catastrofe umana e spirituale. L’arte ha il grande merito di porre a perenne testimone della gente la negatività dannosa e malefica del tempo moderno, sicura disgrazia collettiva del domani. In questi termini Gianluca diviene un pedagogo, uno psicologo, un sociologo, e l’arte è la sua forma espressiva.

5. Luciano Marinelli - Con lui sembra essere nella continuità del pensiero artistico ambientale. Nei suoi lavori, in particolare, la meticolosità usata nel riprendere e riprodurre l’uomo, il lavoratore, il contadino e il suo ambiente rurale, gli alberi, i fiori. E’ vero che bisogna conoscere il presente per poterlo vivere e che nel presente è insito tutto il sapere e la difficoltà del male di vivere. In questo senso noto questo filo rosso che mi porta dalla campagna al ristorante, all’arredo dell’ambiente ed alle abitudini e modi di vivere di certa gente, gente nostra del sud, gente che continua ad ispirare, come sempre, l’arte e la narrativa. C’è una certa affinità tra De Luca e Marinelli, almeno per quanto riguarda il messaggio artistico, e si riferisce alla attenzione per l’uomo alle prese con il divenire oggettivo del mondo moderno. Uno esprime la visione psicologica, l’altro quella sociologica: entrambi pongono l’accento sul difficile domani dell’uomo. Marinelli riesce a riprendere le abitudini di un paese e le osserva da un punto di vista privilegiato: il bar ha sempre rappresentato il luogo dal quale la gente ha visto passare la civiltà e la storia di ogni singola persona, così come il salone dei barbieri ha rappresentato il notiziario continuo della vita del posto. Luciano vive con entusiasmo la sua esperienza che si traduce il luce, ricerca del sereno, definizione delle cose belle che appartengono all’uomo.

6. Maurizio Sgorrano - L’avvicinarsi della Pasqua impone qualche riflessione in più sul tema della sofferenza, della paura e della pace. L’arte riesce sempre a determinare in maniera visiva quanto è dentro di noi. Si è più vicini alla perfezione quando si riesce ad avvicinarsi alla realtà, alla verità, alla sofferenza degli altri, al rispetto della persona. Nei momenti di maggiore serenità, sentiamo il bisogno di riuscire ad esprimere l’esperienza personale di vita, la considerazione matura, la consapevolezza dell’agire umano.
Se potessimo aprire lo scrigno grande dell’anima in ogni momento della nostra vita, forse potremmo impadronirci per tempo di quella consapevolezza che molto spesso ci viene negata. Scorrano esprime, in maniera accorata e intimamente cristiana, il desiderio forte dell’anima di raggiungere la felicità e la serenità, affrancando lo spirito. La sua espressione pittorica rivela l’animo religioso che affonda il proprio pensiero nelle radici del cristianesimo per rinnovare la possibilità di salvezza e la speranza di intraprendere la via della salvezza. La passione dell’uomo appare allora un motivo di sicuro successo; un motivo che da sempre affascina per il mistero della morte e resurrezione; è un motivo che l’attualità dei tempi propone continuamente per le strade, nelle case, negli uffici. L’arroganza, il potere, la barbarie, l’inefficienza stanno finendo con il comprendersi e l’avvolgersi non permettendo più di definire i segni della dimensione del comportamento della persona.
Il mondo pullula di Pilato, di sommi sacerdoti, di Barabba, ma anche di gesù terreni e di maddalene del mondo. Credo che andare a riconsiderare la sofferenza dell’uomo sia non solo un desidero dello spirito, ma anche una presa di coscienza della realtà contemporanea in un momento di forte difficoltà di comprensione dei bisogni e dei diritti dell’uomo. Si svolge così il pensiero espressivo dell’immagine di Maurizio Scorrano che pone al centro il problema del dolore indotto dell’uomo, recuperando l’esistente dei simboli architettonici e iconici e considerando i grandi temi dell’uomo e la natura madre. Ogni cosa è sempre riconducibile al bene, come la natura impone ai suoi frutti con il suo senso della finitudine, al giusto, alla obiettività che impone rettitudine e genera giustizia. E’ la speranza di Scorrano, ma è anche la nostra speranza.


6. Francesco Frascella ci presenta un tipo di pittura molto particolare; una sorta di brochure turistica che intende rilanciare i beni culturali. Abbiamo visto cose del genere in ricostruzioni fotografiche oppure all’Italia in miniatura. C’è pazienza, bravura, conoscenza dei beni culturali e tanto amore per una Italia che rimane ricca, molto ricca di arte e di tradizioni. Percorrendo la sua cartina geografica si ha la visione globale di quanto la nostra terra possiede e custodisce nel tempo, ma la sua arte svolge un ruolo educativo, istruttivo e di facile assunzione, quasi a voler imitare il mondo contemporaneo degli sms e delle immagini immediate e subliminali.Interessante, molto, la sua arte se si realizza il fatto che, dopo aver guardato un suo dipinto, ti rimane impresso e indelebile il percorso tracciato, quasi come aver fatto un viaggio. E’ arte moderna, certamente non facile, che suggerisce immediatezza e praticità, fruizione e conoscenza.




Angelo Scialpi
“Falò e colori” Carosino, 17.3.08 – Castello D’Ayala Valva

domenica 16 marzo 2008

Vaga Luna che inargenti...

1. Prima della venuta di Cristo, ma non soltanto, c’era un popolo che la storia ha continuamente rivalutato, nel corso dei secoli, per la sua civiltà, la sua religione, la sua operosità, nonché la sua energia. Questo popolo erano i Celti. Erano abili e coraggiosi guerrieri, capaci artigiani, ma soprattutto erano sorretti da una religione semplice e profonda; semplice perché adoravano il sole, i fiumi, le stelle, la luna; profonda perché erano guidati da persone sagge e di riferimento: i famosi druidi, preti di alta cultura che predicavano e credevano già nella trasmigrazione delle anime. Vivere bene per lasciare il segno della propria esistenza! Possiamo dedurre una vita forte e coraggiosa sostenuta da abilità artigiane e fede nelle cose naturali che ordinano la vita. Il fatto poi che si credeva nella trasmigrazione delle anime rendeva la vita di grande importanza spirituale sia per quanto riguardava la quotidianità che soprattutto l’eternità e quindi la continuità dell’esistenza umana..

2. Come non credere nel sole, nei fiumi, nei monti, nella luna! Alla luna è poi legata una lunga tradizione astrologica, ma anche umana e fisica. La luna è un satellite fedele, simboleggiata da un mezzo cerchio, da una sola faccia: potremmo paragonarla alla nostra origine in quanto simboleggia la passività, ma soprattutto la ricezione, l’accoglimento femminile, e quindi la maternità. Galileo diceva: “Io ho fin qui chiamato luna quel corpo il quale sento per sua natura, atto a ricevere e ritenere, senza trasmettere, il lume del sole, alla vista del quale è continuamente esposta.” San Bernardino da Siena diceva che la luna è il mondo. “Tu vedi la luna che è bella, ma è anche fredda!” La luna riesce a distribuire la vitalità e l’energia del sole. Potremmo affermare che alla luna si potrebbe attribuire la nostalgia della nostra infanzia, della nostra origine, dell’inizio della comprensione e della protezione. Se questo è vero potremmo anche affermare che la luna influenza le nostre scelte e la nostra vita e quindi regola la nostra memoria e la nostra immaginazione, come la nostra creatività. Una sorta di legame tra l’uomo e la natura, o meglio le forze che misteriosamente influenzano l’agire dell’uomo, come pure l’amore materno.

3. La luna è il solo satellite naturale della terra. Non possiede altro nome formale oltre quello di luna (dal latino) e di selene (dal greco) Il primo oggetto umano che atterrò sulla luna fu Luna 2, nel 1959 e poi Luna3, nello stesso anno che fotografò le due facce lunari, mentre le prime persone ad atterrare sulla luna furono quelle dell’Apollo 11, in 1969.
La luna è in rotazione sincronica, il che significa che essa mantiene la stessa faccia rivolta verso la terra sempre. La faccia che la luna mostra alla terra è chiamata faccia vicina, l’altra si chiama faccia lontana, detta anche faccia scura, che significa sconosciuta, nascosta e non priva di luce come si pensa possa essere; in effetti la faccia distante riceve luce quanto la faccia vicina, ma in diverso tempo. Le navicelle spaziali sono tagliate dai contatti radio con la terra quando sono nella faccia lontana della luna. La luna compie una orbita completa attorno alla terra ogni 27,3 giorni circa. Il mese sinodico è di 29,5 giorni. La differenza è data dal fatto che la luna e la terra, nel frattempo, hanno raggiunto una certa distanza orbitale dal sole. C’è anche il moto di rivoluzione che compie, sincronizzato con quello della terra, attorno al sole e causa le cosi dette fasi lunari. L’attrazione gravitazionale che la luna esercita sulla terra è la causa delle maree.
Il periodo del flusso della marea è sincronizzato all’orbita della luna attorno alla terra. I flussi della marea sulla terra, causati dalla gravità della luna, sono portate oltre la posizione apparente della luna dalla rotazione della terra., in parte a causa della frizione dell’acqua mentre scivola sul fondo dell’oceano e dentro e fuori i delta e gli estuari. Movimento sincronico. La luna è in rotazione sincronica in quanto mostra sempre la stessa faccia alla terra. The dark side of the moon. Quando la luna è nel suo perigeo, la sua rotazione è più lenta del movimento orbitale e questo ci permette di vedere 8 gradi oltre di longitudine del suo lato orientale. Al contrario, quando la luna raggiunge il suo apogeo, la sua rotazione è più veloce del movimento orbitale e rivela altri 8 gradi di longitudine del suo lato occidentale. Questa viene chiamata oscillazione longitudinale.

4. In astrologia si dice che la luna sia regolatrice del sonno e dei sogni. Il numero 2 è governato dalla Luna per cui alle persone nate il giorno 2, 11, 20 o 29 di ogni mese la luna conferisce una natura romantica. Queste persone sono pacifiche e gentili, ma insicure. Hanno bisogno di una guida che le rassicuri. Faticano a tradurre in pratica le loro idee, ma fino a quando non trovano il sole amico. Allora sono invincibili.
Quando la Luna è in un segno di Fuoco, si reagisce ai cambiamenti di esperienza con azione diretta e entusiasmo. Nell'Ariete in un modo aggressivo, impaziente, forte o diretto e competitivo. Dona entusiasmi eccessivi, cambiamenti bruschi. Destino instabile. Nel Leone con calore generosità ed entusiasmo. La luna in questo segno è indice di fortuna e buona riuscita.
Nel Sagittario in modo entusiastico e idealistico, su una base religiosa o filosofica.E' indice di natura espansiva socievole.
Quando la luna è nei segni di Terra, si reagisce con fermezza e stabilità.Nel Toro reagisci lentamente a ogni esperienza, mantieni stabilità e ponderatezza. La luna ti dona una forte sensualità. Con la Luna nella Vergine reagisci con un adattamento pratico a tutti gli stimoli, in modo analitico. Nel Capricorno reagisci con autocontrollo e determinazione: talvolta in modo negativo e automatico.
Quando la luna è nei segni d'Aria, si affrontano i cambiamenti d'esperienza con previdenza e valutazione obiettiva. Nei Gemelli reagisce in maniera rapida, percettiva mutevole, con infinita curiosità ma anche diplomazia. Nella Bilancia si reagisce con obiettività, si soppesano tutti i lati di una situazione, il che può contribuire ad una indecisione. Dona allegria. La luna nell' Acquario reagisce in modo imprevedibile, eccentrico e con distaccata obiettività, a volte con scarsa sensibilità Si sente sicuro se può esercitare una completa libertà di idee.
Quando la luna è nei segni d'acqua si reagisce con sensibilità ed emotività.Nel Cancro reagisce con estrema sensibilità e con senso protettivo nei confronti degli altri ma tende a lasciar correre. Nello Scorpione con intensità, passionalità. In modo indipendente ed energico. Nei Pesci reagisce con sensibilità passione, empatia vaghezza, vulnerabilità e idealizzazione.
Importante è la scelta dei colori, specialmente quando si tratta di incontrarsi con se stesso, di ripensarsi, di meditare. I colori usati in Oriente per meditare sono l'arancione o lo zafferano, in Occidente, al porpora e malva sono attribuite valenze spirituali, nel buddhismo tibetano si usa il rosso, per molti è il bianco il colore per eccellenza, essendo un colore puro, freddo, non sviante. Il verde e il blu sono rilassanti e predispongono ad uno stato d'animo sereno.I colori e il loro uso esercitano un notevole influsso sulla nostra predisposizione d'animo e indirettamente sul benessere fisico. Provate ad indossare abiti dai colori non convincenti e vi accorgerete quanto sia insostenibile quella mise, anche se bella o nuova, Crea disagio persino spirituale.
Ad ogni segno zodiacale è abbinato un colore da meditazione, calcolando che la luna nel suo moto si ferma due giorni e mezzo circa in ciascun segno, potremmo abbinare il colore del segno zodiacale ove la luna soggiorna alla nostra meditazione. Per esempio: Cancro= colore verde (guarda tabella) ; Ariete: dall’indaco al bianco azzurrino; Toro: blu scuro intenso; Gemelli: blu chiaro; Cancro e leone: verde; Vergine; giallo; Bilancia : arancione; Scorpione; rosso; Sagittario: giallo arancio; Capricorno: verde; Acquario: blu chiaro; Pesci: bianco, azzurrino .

5. Un vecchio detto orientale sostiene che il sole divora tutto il nettare che fluisce dalla luna, motivo per cui il corpo è condannato ad invecchiare e a morire. Ma l’influsso della luna sul carattere, sul comportamento e sulla stabilità psichica sono proverbiali. La luna è l’emblema dell’amore, dell’amicizia e della concordia: Luna di miele (primo mese lunare di amore e di concordia): Regalare la luna a qualcuno. Notte di luna. La luna simboleggia anche il carattere forte: Mandare qualcuno nel mondo della luna. Mostrare luna per sole. .. o un carattere fragile: Vivere nel mondo della luna. Cascare dalla luna. Guardare la luna. Instabilità psichica: carattere lunatico. Avere la luna di traverso. Essere come o peggio la luna di Bologna. Si può sostenere che la luna favorisce la meditazione nell’uomo e libera la mente dal brusio interiore che la domina per penetrarla in profondità e ritrovare la nostra vera natura, libera da ansie e da desideri, da speranze e paure. La meditazione porta alla riscoperta di qualcosa che è sempre stato dentro di noi, porta una maggiore sensibilità e consapevolezza, una profonda pace con noi e una comprensione con la natura.
L’uomo è spesso posseduto da 4 pensieri: Il pensiero negativo che porta in sé sentimenti di rabbia, tristezza, paura, disagio, e ci rende egoisti. Il pensiero dispersivo, dissipatore, sprecone perchè ci fa perdere tempo a lamentarci per cose che sono al di fuori del nostro controllo. Il terzo pensiero è il pensiero necessario, devo pagare il bollo dell'auto. L'ultimo, il più nobile è il pensiero positivo, che incoraggia l'amore, la pace, la serenità, l'armonia e la felicità. Per imparare a meditare non basta leggere dei buoni libri, la loro guida non sostituisce quello che si impara dalla pratica personale della meditazione, dipende prima di tutto e soprattutto dall'esperienza diretta.
Fermatevi, chiudete gli occhi e volgete l'attenzione dentro di voi, controllate che tutto il corpo sia rilassato e non ci siano tensioni muscolari. Sentite il vostro respiro calmo e regolare. Nella calma di corpo e mente richiamate il pensiero come se fosse una persona e vedrete come la vostra mente sarà più libera. Osservate i pensieri che passano nella vostra mente, ma nel modo oggettivo, non giudicateli non cercate di attaccarvi a quelli più piacevoli o respingere quelli spiacevoli, osservateli , semplicemente osservateli.
E' incredibile, la mente è vuota quando volete un pensiero e lo chiamate, piena di pensieri quando volete mandarli via. La meditazione è un modo di vivere, un sentiero senza fine. Iniziate con pochi minuti al giorno. Bisognerebbe farne una pratica quotidiana per allenare la mente a concentrarsi su pensieri costruttivi ed abolire le distrazioni.
Dice Turakam: "Come si può trattenere la mente che corre dietro ai piaceri sensuali? Lasciate che la mente corra, ma voi rimanete quieti dove siete. Non lasciate che il corpo corra dietro una mente irrequieta. Dite alla mente: Non ti darò il mio corpo come servo. Allora la mente desisterà e potrà essere sconfitta." Perché avrò acquistato maggiore serenità e chiarezza ed avrà aumentato le proprie capacità di introspezione.

6. Pittura. La “Luna gallery” presenta una esposizione di opera pittoriche in continuo rinnovamento di artisti locali, regionali e nazionali. Circa 5° artisti di otto nazioni presentano i loro dipinti, fotografie, sculture e ceramica decorata. Una diversità artistica internazionale tutta ispirata alla luna. C’è un racconto che parla di un artista, Charles Cham, che iniziò a dipingere all’età di 5 anni ispirato dal primo film che ha visto. E’ la storia di un artista con una spatola magica; tutto ciò che dipingeva diventava vivo. Dipingeva gli uccelli ed essi volavano via; dipingeva dei pesci e nuotavano nel fiume; infine dipinse una donna, divenne viva e se ne innamorò. Quando Charles ritornò a casa quel giorno dopo il film, iniziò a dipingere il ritratto di un pittore sul pavimento con del gesso. Fu il suo primo ritratto. Dopo aver lavorato come artista capo a Kuala Lumpur, andò in Francia a dipingere. Divenne socio dell’Associazione indipendente degli artisti, in Aix-en-province ed espose nel salone degli Indipendenti nel 1990. Nel 1993 creò il suo studio nel quartiere del paese natio di Malacca, Malaysia. Le opere di Cham sono basate sulla filosofia di Yin and Yang: la dualità della vita e dell’attrazione degli opposti. Egli crede nel fatto che ogni cosa possiede un altro lato, visibile e non. Le opere sono infatti multiple: due opere su una sola tela, ognuno rivolta in direzione opposta. La semplicità è lo stato più profondo che una persona può raggiungere, nell’arte e nella vita. Non c’è dipinto senza disegno. Il disegno è la base di tutto, la madre dell’arte. Il disegno è l’idea, il pensiero; la pittura è l’emozione, l’espressione. Io credo che disegnare sia pensare e pensare sia sentire. Pertanto, si disegna ciò che si pensa e si dipinge ciò che si sente. Poiché non c’è nessun sentimento senza pensiero, non c’è nessun dipinto senza disegno. In questi termini possiamo affermare che l’ispirazione artistica in genere risente dei tanti flussi del pensiero e delle influenze del mondo fisico e ambientale. L’uomo parla con le persone vicine, come parla con se stesso, ma è quasi sempre ispirato e motivato da mille diverse opportunità che possono conferirgli il valore della ricerca o la preziosità della ispirazione. Quanta arte è nata soltanto perché l’ispirazione del momento erta quella giusta! Quanta musica è nata per esprimere quella forza interiore della passione, degli affetti e della bontà di vivere!
Questa occasione culturale ci ha permesso di capire maggiormente una delle maggiori fonti di ispirazione del talento dell’uomo, ma credo che la scoperta maggiore sia stata quella di aver considerato quanto le influenze degli astri, del mondo fisico e del mondo spirituale siano alla base di qualsiasi gesto umano, ma ancor più di qualsiasi forma di creatività artistica, ma anche di serenità dell’animo, proprio come suggerisce il titolo di Blue moon, Luna caprese e tutto quanto contribuisce ad elevare lo spirito delle genti.
Angelo Scialpi
Circolo Culturale “Lino Agnini - Villaggio San Giovanni – San Giorgio J. - Luglio 2006

"Sogno mediterraneo" Con l'arte si può!

Discutere e confrontarsi, attraverso l’arte, sui grandi temi che travagliano e preoccupano il divenire e il futuro dei popoli che si affacciano sulle rive del Mar Mediterraneo è opera meritoria che soltanto associazioni di ispirazione cristiana e uomini di buona volontà possono evidenziare e porre al pubblico dominio.
Solitamente, quando si pensa alla diversità, lo si fa in maniera preventiva e non sempre l’atteggiamento ci è benefico. Ci si chiede spesso: “Ma è possibile che nella terrà di Gesù ci sono sempre liti e guerre?” Alle generazioni future che cosa può interessare se non la possibilità di redimere questi conflitti, materiali e spirituali? Questo interrogativo ne richiama molti altri che lasciamo alla sensibilità di ognuno, di certo rimane meritoria questa iniziativa che va oltre l’odio, la diversità, le storie del passato e recupera solo e soltanto la solidarietà della cultura, della comprensione, dell’aiuto culturale che non è poco. Allora la provocazione esiste e riguarda la capacità di alcuni di essere utili, di servire il buon senso, magari di dare un senso ad un certo modo di vivere.
L’arte può fare molto perché investe la formazione in generale e lo sviluppo della sensibilità in particolare. L’arte può perché tocca e scuote, facendoli emergere, il talento, il carisma di tante persone che potrebbero e non riescono a fare, che potrebbero migliorare loro e il mondo in cui vivono, ma non viene loro permesso.
Questa sera ci vorrebbero qui rappresentanti dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo, per vivere il valore della diversità sociale, religiosa, formativa e di civiltà. Possedere il senso della vista significa vivere e capire il mistero di gente che possiede tutto e di gente che va in cerca di qualcosa, del minimo per sopravvivere. Molte cose accomunano i popoli del Mediterraneo, ma molte potrebbero arricchirli e migliorarli. Il Mediterraneo è luogo in cui vive una esistenza pulsante e spazio che sollecita flussi, scambi, energie, grazie alla fusione di culture diverse.
Quello della educazione rimane il fatto prioritario. Da un lato la grande organizzazione occidentale, dall’altro quella povera africana e di altri paesi ad economia debole.
Vivere questo incontro con il piacere della sfida per migliorare la vita, mi pare sia una occasione di forte crescita e partecipazione responsabile nella società contemporanea.
C’è un momento della vita in cui abbiamo tutti bisogno di obbedire ad una certa chiamata, una chiamata che ci spinge a difendere la più grande civiltà, ma che non potrebbe sopravvivere se altre civiltà in difficoltà ci sono vicine. Giovanni Paolo II ebbe modo di affermare: “Non sei mai così in alto come quando ti inginocchi per dare una carezza”.
Popoli antichi e con culture diverse, economie diverse, politiche diverse che difficilmente hanno trovato e trovano una sintesi di convivenza comune, di ammirazione reciproca e di arricchimento della persona umana nella sua globalità e in quanto pur sempre figli di Dio.
Culla delle culture e delle religioni che hanno caratterizzato e governano il modo di vivere dei popoli del mondo, il Mediterraneo ha da sempre costituito la croce e la delizia della convivenza civile tra i popoli, ma anche la esaltazione del pensiero filosofico, storico, politico e civile.
La civiltà Etiope, poi quella Assiro-.Babilonese, e quella Egiziana, per poi giungere a quella Greca e a quella Romana, e quindi a quella Macedone, Spagnola, Francese e Inglese, a diverso titolo hanno irradiato il pensiero ed alimentato la civiltà contemporanea facendo assurgere l’arte a scienza, il modo semplice di vivere ad esempio per l’umanità e per garantirsi l’eternità.
Crocevia dei tre più antichi continenti della terra, sul Mare Nostrum si affacciano e si svolgono le civiltà, ma anche le maggiori preoccupazioni per la vita, lo sviluppo e la convivenza pacifica tra i popoli.
Lo scenario attuale, inquietante per le sorti delle genti, è di forte preoccupazione mondiale, avvalorato dalla spinta progressista e innovativa dei popoli, non meno meritori, indiano e cinese, che se da un lato racchiudono difficoltà inerenti, dall’altro vanno propinando una spinta economica evolutiva su scala mondiale e vanno ad inserirsi nel panorama internazionale come nuove risorse umane irrinunciabili dei tempi moderni.
La società civile è parte integrante perchè ha riconosciuto la saggezza di unire insieme i suoi talenti e la sua intuizione per rispondere ai bisogni umani della comunità, per organizzare la partecipazione consapevole del progresso dell’uomo, la discussione e il confronto.
Siete in molti a partecipare a questo incontro con l’arte e con la solidarietà, e tutti con l’intento preciso di prendere parte concretamente alla elaborazione di studi, ma anche di linee organizzative possibili per non essere guidati dagli eventi, ma per prevenirli nel tentativo nobile di organizzare il sogno della pace e della convivenza civile tra i popoli a vantaggio di un arricchimento umano e spirituale necessario al trascorrere dei tempi moderni, per ricercare pace e serenità.
Il dono più grande che un genitore può fare ad un figlio è quello di trasmettere le proprie conoscenze; quello sublime che una persona può fare alla propria gente è quello di comunicare le proprie consapevolezze per continuare a rafforzare il pensiero guida della civiltà e del progresso nella solidarietà.
Formazione per combattere l’analfabetismo: occorre sottolineare il carattere vocazionale alla globalizzazione lungo le sponde di un mare che deve unire e non dividere, ma per realizzare questa vocazione occorre essere uniti dalla passione e dalla ragione. Passione per trasmettere il sapere, ragione per permettere di porlo a frutto.
Uno dei problemi più difficili da superare per poter affrontare le difficoltà altre è quella della lotta all’analfabetismo. L’analfabetismo è un pericolo subdolo che investe chiunque non sia in grado di alimentare continuamente i propri saperi. I due terzi della popolazione non legge e per la maggior parte la perdita dei saperi è continua evaporazione delle conoscenze e quindi ritorno al non sapere e quindi al non saper comprendere, trasmettere e capire gli altri che sono in difficoltà. Non sapere è una forma di handicap sociale, ma il non saper mettere a frutto le proprie conoscenze è fatto altrettanto di demerito. L’analfabetismo porta alla miseria, non solo fisica, ma anche mentale.
Ma serve l’educazione anche per lottare l’odio e la violenza; l’odio è il fattore limitante più significativo del progresso umano ed investe il campo psicologico, pedagogico, psichiatrico e sociale. L’odio è un male devastante che può essere racchiuso in ogni persona e quindi può non permettere nessun progresso nei tempi. L’odio si manifesta negli interessi personali nel voler proteggere le proprie cose. L’odio rende vittima e porta all’abbattimento ed alla distruzione dell’altro. Secondo alcuni studiosi l’odio si manifesta diversamente nelle persone ed è fortemente opposto alla passione umana. Combattere l’odio è obiettivo prioritario dei popoli civili che hanno come loro obiettivo quello di accrescere il benessere dell’uomo.
La pace la si può costruire partendo dalla considerazione amichevole verso l’altro. L’educazione all’amore è un obiettivo da perseguire all’interno di ogni comunità, piccola o grande.
Con l’arte si può! E’ certamente uno dei canali privilegiati per costruire l’amicizia e la considerazione dell’altro. Nel suo nome milioni di persone si muovono e si trasferiscono per ritrovare il senso vero dell’essere, per ammirare l’essenza della vita, per onorare la forza intellettiva dell’uomo messa al servizio della umanità.
E’ compito dell’arte discutere per cercare un benessere per tutti, continuando a creare quello spirito di comprensione fra i popoli.
Le ispirazioni artistiche possono anche essere trasferite altrove, e la sfida del futuro è basata sulla qualità, grazie alla spinta dell’innovazione, ma la innovazione primaria rimane quella custodita dentro la persona stessa.
Va tutto bene, ma se non si alimenta di entusiasmo e di creatività l’uomo, il rischio di cadere nella omologazione è immediato.
L’etica della vita la si alimenta anche attraverso il trasferimento delle conoscenze, delle consapevolezze che passando di mente in mente si rafforzano e si migliorano per un divenire più certo e più duraturo perché voluto dall’uomo stesso.
La presenza di molte donne nell’arte evidenzia come sia possibile permettere alla donna di partecipare la società, la civiltà e il progresso.
La donna è sicuramente la base stessa della lotta contro l’analfabetismo. Una educazione adeguata può promuovere le attitudini, i valori e le azioni per uno crescita umana a garanzia della pace e dello sviluppo. Ancora una volta emerge il protagonismo femminile e il suo essere motivo ispiratore e generatore dell’arte e artista ella stessa.
Lo sviluppo dell’arte è sempre interessato a conoscere la natura, la storia e l’uomo. L’arte è sempre stata la espressione primaria di questo divenire; la presenza della scienza avviene in epoca recente ed ha mosso i primi passi ostacolata dai pregiudizi dottrinali, ma non va dimenticato il fatto che le prime scoperte scientifiche sono avvenute attraverso l’arte (Leonardo ha aperto la strada dell’autonomia alla scienza) e poi perché l’agire per arte significa conoscere e ottenere operando, producendo opere che conferiscono all’uomo libera autonomia creativa e decisionale.
Questo modo di agire ha prodotto, può produrre nell’ambito del bacino del Mediterraneo, la civiltà urbana di un sistema, sia esso città, sia esso stato. La città ideale è sempre l’incontro tra pensiero politico e pensiero estetico; tra palazzo, adorno di opere d’arte, e la grande piazza abbellita e resa austera da statue commemorative.
E’ sulla cultura che si fonda l’autorità, mentre i letterati e gli artisti sono gli specialisti della disciplina civica su cui si fonda e si giustifica il potere.
Gli artisti devono sapere, andandone fieri, che sono le sentinelle di un processo che vede l’uomo al centro di tutti gli interessi. In questo senso e in questa dimensione svolgere il pensiero artistico significa riordinare, continuando l’esperienza passata, la maniera di vedere, di sentire, di organizzare il modo di vivere di quanti hanno la fortuna di nascere e di raccontare il viaggio, sempre breve, lungo le vie del mondo di cui tutti ne siamo parte integrante, si spera in maniera consapevole e partecipativa, per onorare l’origine e il giusto senso della vita.
Angelo Scialpi
Ass. “Il Melograno” - ACLI – Talsano-Taranto 15.3.08

sabato 8 marzo 2008

La donna nell’arte… e nella vita

1. Ci poniamo molti interrogativi sulla condizione e sulla autonomia femminile; parliamo spesso di donne in carriera, qualche volta di donne impegnate nell’arte e nella politica, molte altre volte di donne frivole: argomento preferito da certi uomini.
Poi parliamo di donna pubblicità, della donna giornalista e della colta presentatrice. Talvolta parliamo della donna oggetto, così si dice, ma chiamiamo diva persino la indecente (col rispetto delle donne perbene), ma senza verificarne l’efficacia dell’oggetto e la regia occulta dell’azione. E poi, si sussurra molto e si fanno apprezzamenti quando passa una bella donna, quando passa una donna leggera, quando passa una donna attraente e incantevole, esprimendo, a seconda dei casi, atteggiamenti distinti: di ammirazione, di commento o di attacco. Quasi sempre si ferma tutto! Se si osservano i volti dei maschi, appaiono subito stravolti e già impegnati in pensieri altri. Si comprende subito di essere all’interno di un pianeta altro, quella della donna, appunto!
La passione è per l’uomo l’origine della sua vita, del suo essere diverso, della sua arte, del suo agire eroico, così come l’enigma femminile è un motore essenziale nella vita di ognuno. La cosa più semplice che l’uomo compie è dimostrare la forza distruttrice che si oppone alla forza generatrice della donna, ma di certo l’agire nel pianeta donna è un agire, fatte le dovute eccezioni, più complesso, ma anche più regolare, più disciplinato, più organizzato di quello dell’uomo, ma anche più distaccato e certamente più consapevole. Ancora oggi chiamare notaio, ginecologo, capitano una donna sembra che suoni strano, che i termini non siano debitamente allocati e sposati. Nel mondo contemporaneo è difficile creare un sentiero nella ponderatezza e nella equità di vedute e del diritto. Qualche considerazione in merito va fatta, almeno bisogna tentare di farla, rapportando la tangibilità fisica a quella linguistica e spirituale. Non si può continuare ad assistere a certi atteggiamenti e cercare di reprimere soltanto perché si ha paura e, allo stesso tempo, nascondere la propria debolezza, quella maschile, e continuare a non capire la donna, ma, cosa più grave, l’uomo stesso. L’uomo sembra sia stato letteralmente invaso dalla donna. L’animo leggero vaga, vaneggia e parla a sproposito, quello meno leggero osserva e apprezza, quello misurato si spinge alla riflessione e pone la donna in una dimensione diversa e certamente la collega alla forza interiore per rideterminare la persona donna nella sua globalità. Forse per questo ha senso il celebrare la donna. Contrariamente all’uomo, la donna è in continuo divenire.

2. Una qualsiasi bontà ha sempre valore soltanto se coniugata bene alle condizioni altre, nel senso che la bellezza fisica è nulla se non è collegata alla bellezza razionale, intellettiva, al pensiero, al contegno. Ogni sistema deve essere correlato all’altro e tutti insieme far avanzare un individuo persona, diversamente si crea una certa distorsione che fa emergere il lato negativo delle cose. La distorsione si ha quando predomina un solo aspetto della persona che viene codificato con una sola parola: Quello/a è…!
Occorrono metafore linguistiche e metafore visive, debitamente comprese. La metafora linguistica crea collegamenti diversi con l’agire della persona; le metafore visive creano, costruiscono sistemi articolati di influenza che, nel caso della pubblicità e del commercio e della vendita scorretta, non sono affatto solidi e disturbano la quiete interiore di molte persone.
La lingua dei media ha cambiato profondamente il modo di comunicare e quindi di intendere. Si parla per appartenenza per cui la parola è divenuta materia del contendere, in generale e tra i singoli gruppi: giornalismo, politica, affari, persino la cronaca nera, con il risultato di allontanare la verità.
Una volta il termine “news” indicava qualcosa che era appena accaduta; oggi indica qualcosa che interessa un gruppo di persone, confondendo il significato con il significante.
Nella pubblicità, il profumo Chanel associato all’immagine di Catherine Deneuve vuole appropriarsi delle connotazioni dell’artista: la bellezza e l’eleganza. Cosi Banca 121 con Sharon Stone.; Quando si collega la birra con una bella immagine di donna, e poi l’aperitivo con la donna macho, e poi le automobili con una tipologia diversa di donna, sia ella in carriera, sicura di se, intoccabile, allora si vuole soltanto catturare le difficoltà comprensive della gente attraverso codici che si rivelano attraenti, accattivanti e convincenti se trasferite nell’oggetto; pare che questo abbia maggiore successo se avviene tramite la donna, da sempre espressione del desiderio, della passione, dell’amore, della realizzazione dell’uomo, ma anche, a volte, della sua rovina e del suo successo. (L’inserimento del corpo della donna nell’affare economico merita qualche considerazione a parte.)
Altre volte ci appaiono metafore convincenti che riguardano la giovinezza, la serenità, la sicurezza, e via di seguito in quanto questo sistema di metafore può andare ad investire qualsiasi espressione dell’animo e quasi sempre il successo è assicurato. Un tempo era riservato alla fede, all’apprendimento, alla salute, ora una idea qualsiasi può colpire l’uomo nella sua globalità e visto che il tecnicismo e la scienza hanno rivoluzionato il nostro modo di vivere e di essere liberi, c’è da stare poco tranquilli per il rischio di subire aggressioni da moltissime parti. Ad essere maggiormente aggredito rimane l’uomo!

3. Come può difendersi l’uomo? Che cosa può o dovrebbe fare? Sono interrogativi pesanti che rinviano ad un sistema che vige da millenni. Raramente, nell’uomo, la passione è crollata di fronte alle difficoltà. La passione è per l’uomo l’origine della sua vita, del suo essere diverso, della sua arte, del suo agire eroico.
Già Leonardo non aveva paura del libero pensiero della donna e affermava che l’impulso della passione non si può domare, ritenendolo un istinto innato e non prevedibile, un nemico sempre in guardia. Allo stesso tempo va sottolineato il fatto che lo scatenarsi della passione dona capacità creativa, o anche distruttiva, che si dimostra, ancora una volta, simile alla forza generatrice della donna.
L’arte è un settore in cui meglio si manifesta questa creatività! L’ideale femminile serve speso per confrontare le difficoltà interiori, oppure tutto se stesso, come per identificarsi e ispirarsi.
Forse in questo si custodisce il segreto della coppia, il cui fantastico rappresenta il completamento reciproco di uomo e donna e forse va a determinare quell’unismo di uomo, in cui c’è l’uomo, ma anche la donna.
C’è un punto che sembra stia segnando la differenza e riguarda l’impegno della donna nell’arte, intesa in maniera globale, ma che trova il suo legame paradigmatico con l’essere proprio della donna.
Contrariamente all’artista uomo, è possibile scoprire l’anima dell’artista donna attraverso i colori, le forme, le atmosfere, le intensità, le espressioni, gli oggetti che esprimono l’anima profonda di una sensibilità femminile e quanto si nasconde dietro di essa. Rimane anche nel colore e nella forma l’animo tutto femminile che si ritrova e si definisce artisticamente in una dimensione capace di poter esternare a tutti quella reale dimensione artistica che si scopre essere quasi una naturale vocazione della donna.
La donna genera per natura e per natura può estendere le sue attitudini dalla famiglia al mondo esterno. Questo passaggio può causare delle forti ripercussioni sulla vita sociale, ma certamente si potrebbe parlare di trasferimento di dolcezze dalla sfera privata alla sfera sociale, a tutto svantaggio della persona maschile che, nel frattempo, è rimasta a sussurrare, a fare apprezzamenti, a buttare le mani, ad alzare le mani in segno di forza per mettere tutto a tacere. Intrigante enigma, la donna rimane nell’arte la figurazione di tutti i tempi; un universo nel quale colori, forme, musica e poesia si incontrano per esaltarne il mito che rimane essenza di vita e fonte inesauribile di ispirazione e quindi di creatività. Questo accade da sempre.

4. Nel mondo greco e romano la donna-dea (Afrodite, Era, Demetra, Gaia e quindi Atena, Venere, Diana) possedeva una dimensione impareggiabile e inarrivabile; nel medioevo ha ispirato la letteratura cavalleresca; nel seicento ha prodotto la letteratura cortese ed ha creato la femme précieuse alla quale era dedicata la gloria dell’uomo e nei cui salotti venivano lette le opere prima di essere pubblicate. La donna colta era riferimento preciso di esami e di critica, di ascolto e di influenza.
Leonardo, Diderot e Freud (scorrendo il tempo), comprendendo l’importanza della psicologia e le reazioni delle emozioni razionali e irrazionali, hanno sostenuto che la fatalità femminile è rivolta al singolo individuo, determinando quella vie en rose che è cosa ben diversa da quella tracciata dalla donna fatale. La donna riesce a sollevare l’uomo o ad affossarlo; ad esaltarlo e a deprimerlo; a renderlo giocattolo o uomo.
Nella storia dell’arte ha sempre avuto un ruolo determinante e di forte creatività. Non soggetto, ma oggetto e motivo del progresso. La sua presenza è variegata e multiforme. Comprendere la donna, significa comprendere l’uomo stesso e la umanità intera. Dall’unione uomo-donna si sprigiona la civiltà, come dalla donna ha origine la vita. Sono persone speculari che si completano, ciò che conta è introdurre la sapienza, la comprensione, il rispetto e la consapevolezza che in due si avvia la rivoluzione.
Per non parlare della donna nella religione, la donna del rosario, della sofferenza, del dolore, della luce, dello “stabat mater”.
La proiezione sociale, culturale, religiosa e politica della donna va confermando la eguaglianza che non è sinonimo di omogeneità, ma è il risultato di un atteggiamento equilibrato nella visione e nella comprensione del mondo.
La storia ci ha insegnato che è la donna ad essere tacciata di impudicizia e ad essere assoggettata all’opinione pubblica e questo è un dato che fa riflettere, ma che ci rimanda alla responsabilità stessa della donna e, allo stesso tempo, alla consapevolezza che la donna, contrariamente all’uomo, riesce a dominare meglio i suoi istinti e anche il suo corpo.
Rousseau diceva che, "per il fatto che la condotta della donna è assoggettata all'opinione pubblica, la sua credenza è assoggettata all'autorità". Pena il rifiuto e l'onta”, ma su questo piano si incontrano le responsabilità dell’uomo e della donna: la vera dimensione convergente dell’essere uomo e dell’essere donna.
Quando questo non avviene si entra nel buio e si brancola alla meno peggio, quasi sempre alla maniera peggiore, con le conseguenze visibili di un vivere che procura tristezza, perdizione, drammi, crolli continui di uomini e di figli che perdono tutta la loro serenità, la loro guida, la loro speranza del domani.
Credo di poter affermare che questa divergenza che produce terribili diversità sia anche all’origine di tanto degrado diffuso e di tanta difficoltà di vivere, ma anche di crescere nella consapevolezza del domani. E’ questa la strage silenziosa della nostra contemporaneità, potenziata dalla tecnologia che trasmette e diffonde immagini che dilaniano, devastano, saccheggiano la coscienza dei ragazzi e non solo.
Penso che questa collettiva abbia permesso di pensare e di riflettere su alcune cose della vita che riguarda il rapporto uomo-donna; nozioni che non sono codificate e che nessuno riesce a determinare per ricercare un ordine morale possibile, ma soprattutto penso che la donna, che non vogliamo festeggiare in tutti i suoi lati, ma nella parte migliore di sé per non offrire quella possibilità di accontentare certe aspettative, possa conferire alla nostra società quel maquillage, quel tocco di abbellimento del quale, sono convinto, nessuno può farne a meno.
L’auspicio che quella forza generatrice della donna continui in ogni fase della vita e persista a riprodursi per dare un senso alla vita stessa, in ogni momento, sarà l’ultimo ad abbandonarci.
Angelo Scialpi
"Castello Spagnolo"